Lo spesometro si tinge di ‘giallo’. Ma il problema ‘Italia’ resta

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(Jamma) La legge parla chiaro, ma rispettarla diventa un rebus. Sino a Giovedì 7 novembre la situazione attinente il nuovo strumento di comunicazione telematica si caratterizzava per le note scadenze già evidenziate (che peraltro già erano il frutto di una proroga dettata per adeguare i termini alle capacità operative dei sistemi e per rendere “attuabile” l’incombente da parte delle imprese).

Venerdì 8 novembre, come puntualmente segnalato da AS.TRO nella propria sezione Fisco e Impresa, un comunicato dell’Agenzia delle Entrate rende noto che gli inoltri dello spesometro effettuati entro il 31 gennaio 2014 sono da considerarsi validi, anche se di annullamento o rettifica di quelli già eventualmente inoltrati.

A questo punto si apre il “giallo”, posto che, sicuramente, un comunicato stampa non ha lo stesso rango legislativo della norma che prescrive termini e sanzioni per il mancato rispetto di essi.

Dando per scontato, stante il tenore del comunicato stampa, che gli invii dello spesometro effettuati in gennaio saranno “validi” per l’Amministrazione, resta da definire se essi debbano comunque essere preceduti da precedenti files “tampone” che realizzano il formale rispetto della Legge, per poi essere rettificati tramite la condotta successiva “concessa” dall’Agenzia delle Entrate, oppure se ci possa (senza sanzione) essere considerati direttamente assoggettati ad un termine – di fatto – prorogato.

La situazione è assimilabile ad una normale scadenza di inoltro di dichiarazione fiscale fissata per legge per il giorno X, ma oggetto di una comunicazione dell’Agenzia in cui si rende noto che anche quella che dovesse pervenire due mesi dopo sarà valida, talmente valida da poter anche rettificare o annullare quella che “eventualmente” si fosse fatta prima, dove proprio l’avverbio suggerisce la contemporanea esistenza di due possibili interpretazioni: proroga implicita, piuttosto che termine supplementare per rettificare una dichiarazione da inviare comunque nei termini (verosimilmente non compilabile compitamente dopo che per otto mesi non si è dato riscontro a decine di istanze di esonero pervenute da altrettanti settori merceologici).

“Sparare” sulla Pubblica Amministrazione sarebbe atto di irresponsabile anti-patriottismo (demagogico e antagonista), proprio laddove, quanto meno, essa stessa si fa carico di trovare “rimedi” (magari non ottimali, ma pur sempre “tendenzialmente” tali) alle contingenti criticità dei contribuenti, che la Politica sembra ignorare.

Pur senza strali o proclami, quindi, si deve prendere atto di come funzionano le cose nel nostro Paese, e assumere, per quanto possibile, quell’atteggiamento di aiuto e collaborazione istituzionale che consenta alle P.A. di “amministrarci” con il massimo ricorso possibile al buon senso politicamente smarrito.

Da associazione di industriali, però, è lecito evidenziare come il sistema amministrativo così concepito si caratterizzi per una portata “regressiva” delle capacità di crescita del nostro Paese, rimasto forse l’unico al mondo a non riuscire a concepire un format di gestione (si badi gestione e non selezione) degli interessi pubblici e privati ispirati alla salvaguardia dei primi senza la compressione dei secondi.

Quale riforma debba avvenire per prima o per seconda è francamente ardua scelta, ma sicuramente non si può più nascondere ai cittadini come il Paese debba essere rifondato, tramite il ricorso a dei nuovi “drammatici” sacrifici che sino ad ora non si è avuto il coraggio di rappresentare compiutamente, per evidente assenza di un “contratto sociale” vigente e condiviso.

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