‘Lo sfibramento del gestore’: ‘per ora’ niente aumento del preu

(Jamma) Da questa mattina risulta pienamente consultabile sul sito del Senato il testo integrale della legge di Stabilità licenziata dal primo Ramo del Parlamento. Il disegno di legge recante numero 1121, pertanto, non contiene più “indiscrezioni”, ma soprattutto non contiene più l’aumento del PREU per le awp che era stato inserito nel maxi-emendamento Governativo.

Lungi dal rappresentate motivo di “definitivo scampato pericolo” – ha affermato Massimiliano Pucci, presidente Astro – la citata circostanza rivela, in realtà, l’esistenza di una precisa criticità “politica” nei confronti della nostra categoria.

Più della “scomparsa” dell’aumento del PREU, infatti, deve suscitare allarme la “proposta governativa” di aumentarlo, da parte di un Esecutivo che non impugna le Leggi regionali anti-gioco lecito, che non si pone il problema di dove installare i nuovi apparecchi di futura generazione (ideati per la sicurezza del sistema e dell’utenza), e che periodicamente si fa beffa della dignità imprenditoriale di aziende che garantiscono migliaia di buste paga (annunciando aumenti di prelievi o inasprimenti di oneri e investimenti).

E’ la ” intenzione” manifestata dall’emendamento governativo, più della sua mancata realizzazione concreta, a dover imporre al settore una riflessione, un momento di pausa e di presa d’atto della necessità di non dover più sopportare l’attuale condizione di negazione della dignità imprenditoriale.

Se “a questa curva” si è passati indenni, alla prossima l’esito potrebbe essere diverso e occorre prendere oramai atto che il Governo “non vuole le slot”, e che solo il momentaneo disperato bisogno di risorse erariali sta procrastinando la definitiva cancellazione del nostro circuito industriale.

Prima che si decidano “a mandarci a casa” con un provvedimento definitivo dobbiamo noi avere la dignità di fermarci e di pretendere una risposta eloquente e chiara.

Il Governo ha dimostrato di non provare interesse a garantire l’occupazione dei nostri addetti, a garantire la pianificazione aziendale ad un settore che “lavora” esclusivamente per Lui.

Si sta solo attendendo l’occasione propizia per staccarci la spina. Prima di tale giorno, il gestore dovrà poter dire di aver combattuto per i suoi dipendenti, per la sua azienda, per il suo onore.

 

AS.TRO pertanto rinnova l’invito a tutti i gestori affinché intraprendano un percorso di seria “riflessione”, indispensabile per capire se sia giusto e onorevole continuare ad essere trattati come “agenti inquinanti”, se convenga effettivamente proseguire nell’attività di consegna dei proventi del gioco lecito a quel Governo che ci vuole cancellare, ovvero  se non sia più opportuno iniziare a “fermarsi”.

 

Non rivendichiamo sconti, agevolazioni, investimenti pubblici, interventi di sostegno: chiediamo solo di sapere se la riserva statale in materia di gioco lecito, sulla quale si sono costruite migliaia di imprese, è ancora valida, e se essa sarà tutelata nelle opportune sedi.

 

Non rivendichiamo trattamenti speciali ma solo la possibilità di rispettare le regole della imprenditoria virtuosa, sana, responsabile. Chiediamo la possibilità di pianificare l’azienda e di poter dire ai nostri dipendenti se potranno contare sulla tredicesima piuttosto che sull’avviamento alla cassa integrazione. Non chiediamo riconoscimenti speciali per essere il comparto a più elevato tasso di regolarità interna, ma solo la tutela di tale caratteristica al cospetto di una campagna mediatica di panico morale che ci colloca sul piedistallo del colpevole vicario di ogni problema del Paese. Non pretendiamo maggiori ricavi, ma solo la possibilità di lavorare in un contesto dove il gioco lecito pubblico non sia minacciato dall’offerta alternativa di servizi non autorizzati che si fanno beffa dei costi e dei tributi che noi sosteniamo per poter essere partner autorizzati dello Stato nella gestione del “suo” prodotto. Non chiediamo di ignorare i problemi di chi nel gioco ha trovato una esperienza patologica, ma solo di equilibrare gli interessi generali con scelte moderne e laiche degne di un Paese “colto” e non oscurantista. Non chiediamo la repubblica del “gioco”, ma quantomeno un contesto diverso dall’Ungheria, dove il concetto di circuito industriale lecitamente insediato per Legge non sia principio da sussurrare ma normale fondamento di ogni confronto.

 

Non chiediamo di “comandare”, ma solo di poterci sedere sulle stesse sedie “bianche” riservate all’economia che tiene in piedi il Paese assumendo giovani e garantendo loro una speranza di autodeterminazione e libertà sociale, senza sentirci quotidianamente rispondere che “il nostro posto è sul fondo del convoglio”.

 

Non chiediamo Leggi speciali per noi, ma almeno che non se ne creino di odiose solo per “spegnerci” dopo averci “accesso” e beneficiato di 10 anni dei nostri investimenti.

 

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