I no-slot applaudono alla Delega fiscale. AS.TRO si associa

(Jamma) La legge delega approvata dalla Camera, in materia di riordino della fiscalità e del settore del gioco pubblico (trasmessa al Senato per la seconda fase dell’iter legislativo), ha riscosso molti apprezzamenti dagli ambienti c.d. “no slot”. Non volendo entrare nel merito dell’interpretazione autentica dei “principi” espressi dalla legge quadro (che conferisce al Governo il potere-dovere di emanare decreti legislativi attuativi delle disposizioni generali delineate dal Parlamento), ci si limiterà ad analizzarne la portata “sistemica”.
Innanzitutto la legge delega approvata dalla Camera costituisce una sostanziale “smentita” (o superamento) dell’atto di indirizzo approvato dal Senato il 5 settembre 2013 (la c. d. moratoria sul gioco), il quale, oggi, è da definirsi tecnicamente non più attuale. Anche se la Camera Parlamentare non coincide, infatti, quando al Governo perviene un atto di indirizzo di un certo tenore, e, successivamente, una delega legislativa di segno diverso, la seconda “annulla di fatto la prima” posto che “costituzionalmente” la maggioranza delle due Camere è “politicamente” la stessa (benché ovviamente diversa numericamente).
Il primo punto che si censisce, quindi, è il sotterramento della moratoria sul gioco lecito. Nel dettaglio delle disposizioni, poi, si apprezzano tre fondamentali principi che – ad una prima lettura – appaiono molto chiari:

a) spetta al provvedimento attuativo del Governo (e a nessun altro) disciplinare come dovrà essere disciplinato il gioco lecito, sia quello esistente, sia quello futuro, sia quello che progressivamente dovrà crearsi per “accompagnare” l’introduzione delle nuove disposizioni;

b) spetta al provvedimento attuativo del Governo (e a nessun altro) stabilire quale luogo è definibile come “sensibile”, quale forma di “distanza” lo renda “tutelato” dall’offerta di gioco, quali razionalizzazioni sono necessarie (e con quale progressione temporale) per rendere l’attuale rete distributiva di apparecchi da gioco a premio (tutti e senza distinzione) conforme al modello che si creerà nel futuro;

c) il Comune avrà dei compiti dettati dalla legge Statale sotto il profilo formale e sostanziale e nessun Ente Locale potrà legiferare o “regolamentare” in difformità ad essa, con espressa salvezza delle attuali regole “locali”, solo in quanto compatibili col futuro decreto legislativo del Governo.

A ciò si aggiunge che “correttamente” viene ridefinita la mission del gioco lecito in termini di strumento di contrasto al gioco illegale e irregolare, da calibrare per “contemperare” gli interessi erariali “con” quelli locali e con quelli generali in materia di salute pubblica”.

E’ quindi evidente che sarà fatta “chiarezza formale” sulla circostanza attinente il gioco patologico, la sua specifica associazione ai singoli prodotti di gioco lecito e alla relativa distribuzione sul territorio: non sarà più possibile, in definitiva, denunciare la epidemia da G.A.P. senza le evidenze documentali che normalmente si utilizzano per i processi legislativi, e paventare il contrasto ad esso solo in termini di bar “slot free”.

Sicuramente ci saranno limitazioni, razionalizzazioni, pianificazioni contenitive, ma tutto ciò dovrà essere un “contemperamento” di interessi rispetto alla “aspettativa” di gettito erariale.

In buona sostanza, non sarà il Comune o la Regione a poter stabilire quanto “gettito erariale statale” potrà essere sacrificato sull’altare dell’interesse locale, ma sarà lo Stato a decidere quanto sacrificio sopportare per “contemperare” le esigenze dei territori con norme uguali da Bolzano (compresa) a Mazzara del Vallo (compresa).

Affermare che le leggi di Bolzano e della Liguria hanno le ore contate è “fanta politica”, in un Paese in cui non vi è alcuna certezza sulla vita e la capacità d’azione del Governo. Tuttavia il principio oramai si è fatto strada e se dovesse essere approvato anche dal Senato diventerebbe “vincolo indissolubile” (pena l’incostituzionalità) per il Governo, a cui si sta fornendo l’indicazione di ristabilire in capo alla Legge Statale ogni disciplina sul gioco lecito.

Sono molti gli enti territoriali (a statuto ordinario e speciale) che hanno ritenuto di intervenire sulla materia “sostituendosi” allo Stato: a costoro, la legge delega fornisce una secca alternativa: o ci si allinea alla normativa che lo Stato detterà, o le proprie norme saranno considerate abrogate.

Ciò basta “all’industria del gioco lecito” per applaudire alla legge ? sicuramente si, posto che l’unica richiesta formulata dalle imprese è sempre e solo consistita nell’invocare una “norma” chiara e valevole per tutto il territorio nazionale, che consentisse al prodotto “di Stato” di essere offerto ovunque allo stesso modo (qualunque esso fosse).

 

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