GMatica: L’Industria del gioco lecito sotto il fuoco incrociato della politica

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Lo abbiamo detto tante volte, pubblicamente e sulle pagine di Gnews, e continueremo a farlo, con sempre maggiore forza.

Chi siede in Parlamento ed è chiamato a legiferare con responsabilità su settori di grande rilevanza, come ad esempio l’industria del gioco, non può permettersi errori di valutazione e scarsa conoscenza di un argomento così complesso e delicato, fatto di leggi, convenzioni e controlli che regolano il rapporto tra aziende private e pubblica amministrazione.
Eppure, quando pensavano di aver già letto, visto e ascoltato tutto il possibile da parte dei detrattori dell’industria del gaming, gli operatori legali sono stati costretti a vivere anche il “die horribilis” del gioco pubblico. Il 5 settembre 2013, infatti, resterà alla storia come il giorno della ormai celebre mozione votata da un gruppo di senatori “bipartisan”, per una “moratoria di 12 mesi sul gioco d’azzardo on line e sui sistemi di gioco d’azzardo elettronico in luoghi pubblici e aperti al pubblico”.
Un mero atto di indirizzo per fortuna, e quindi solo per questo motivo senza efficacia esecutiva, ma che in un contesto parlamentare diverso avrebbe avuto queste immediate e alquanto “tragiche” conseguenze:
1) Fine dell’industria legale del gioco e minor gettito erariale per circa 8 miliardi di euro;
2) Prepotente ritorno del gioco illegale e perdita della possibilità di contrastare il gioco problematico e patologico e l’accesso dei minori al gioco;
3) Cassa integrazione per circa 150.000 lavoratori delle aziende del gioco lecito. Ritirata degli ultimi investitori esteri che ancora operano in Italia;
4) Apertura del contenzioso con i circa 200 operatori italiani ed esteri che hanno ottenuto regolari concessioni da parte dello Stato italiano e operano nel pieno rispetto delle regole a fronte di un contratto farcito di vincoli, garanzie e controlli e di significativi investimenti.
Ormai quotidianamente assistiamo a campagne media in stile “caccia alle streghe” ma in chiave moderna, in cui il gioco lecito è il colpevole di tutto ciò che di negativo avviene nel nostro Paese.
Salvo poi essere sottoposto ad una crescente – e ormai insostenibile – pressione fiscale per sostenere l’ultima manovra finanziaria oppure l’ultima emergenza sociale, a volte entrambe.
Bene. Questi lungimiranti (e potenti) movimenti di opinione che stanno cercando di influenzare anche il lavoro parlamentare con l’obiettivo di cancellare un intero comparto industriale legale, non riusciranno certo ad arginare la conseguente e pericolosa riemersione di chi questa attività la svolge in un circuito “alternativo e illegale”, senza tasse né scrupoli, indifferente nei riguardi dei c.d. Luoghi sensibili, refrattario a controllare l’età del giocatore o a frenare comportamenti a rischio, che non investe in informazione responsabile e non devolve alcunché a progetti di utilità sociale.
A questi “operatori dell’illecito”, nessuna moratoria sarà mai applicabile.
Una domanda su cui riflettere: chi c’è dietro questo movimento di “annientamento” del gioco lecito?

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