“Come EGP e FIPE – afferma il presidente Emmanuele Cangianelli – crediamo in soluzioni centrate sul ruolo degli esercenti come filtri di accesso per tutti i prodotti di gioco e nell’importanza dell’estensione del Registro di autoesclusione, quantomeno per i luoghi di gioco specializzati”

Il processo per il riordino del gioco pubblico è stato avviato, le prime disposizioni riguardano il gioco online ma è con la regolamentazione del gioco in presenza che si prevedono le maggiori difficoltà. In un’intervista con il presidente dell’associazione EGP-FIPE, Emmanuele Cangianelli (in foto), abbiamo cercato di affrontare i temi più delicati per comprendere meglio le aspettative degli operatori.

In un recente convegno si è discusso di progetti di ricerca in corso che adottano le scienze comportamentali per intervenire sui disturbi da gioco. Qual è il contesto di queste iniziative?

“Si tratta di un progetto di ricerca definito da alcuni gruppi aziendali, tra i quali i principali aderenti ad EGP FIPE, assieme ad una società di consulenza internazionale; si inserisce nelle attività previste dalle concessioni di rete per la ricerca ed informazione sul responsible gaming, sviluppate da molti anni ma purtroppo non adeguatamente valorizzate. Il razionale dal quale si è partiti è semplice: il disturbo da gioco d’azzardo è una dipendenza comportamentale, quindi un grosso aiuto per la sua prevenzione deve venire dalle scienze comportamentali. Sappiamo di dover affrontare patologie, non vizi, e con comorbilità importanti (fumo, alcool, altre dipendenze comportamentali) in un contesto di mercato che i dati ci indicano sempre più multigioco e multicanale; è prioritario proporre quello che ci viene più facile definire gioco consapevole, con la consapevolezza quale elemento necessario per scelte responsabili: le soluzioni derivate dal c.d. Nudging possono offrire spunti molto utili per questo obiettivo. Il progetto di analisi delle interazioni tra impresa e mercato, secondo un approccio di marketing nella sua accezione più manageriale, crediamo possa essere sviluppato nell’ambito più ampio di strategie di informazione e prevenzione focalizzate sulle persone, sulla domanda invece che – come ancora insistono in molti, forse poco attenti al quadro generale – sull’offerta. In particolare, gli operatori, il personale a contatto con i giocatori, devono poter identificare le differenti categorie di consumatori (giocatori sociali, giocatori a rischio, giocatori patologici), potendo avere a disposizione soluzioni di prevenzione specifiche per ciascuna categoria di consumatori: i giocatori sociali vanno informati dei rischi, i giocatori a rischio vanno resi consapevoli delle loro problematiche, i giocatori patologici vanno esclusi dal gioco ed affidati a cure professionali. Si tratta di organizzare l’offerta come un percorso di scelte dei consumatori – ma anche degli esercenti – che garantisca consapevolezza e, quindi, responsabilità: conoscere le regole dei giochi e della frequentazione degli spazi di gioco, percepire il tempo di gioco e le pause, interagire: tutti comportamenti concreti da misurare ed automisurare per determinare condizioni di effettivo intrattenimento e non di disturbo comportamentale”.

Il mercato italiano in concessione è, dall’origine, altamente regolamentato: come è possibile unire queste strategie con le prescrizioni che la normativa richiede ai concessionari e agli esercenti?

“La puntuale regolamentazione dell’offerta propria del modello italiano – nel quale val sempre la pena di ricordare che l’attività delle imprese non è libera, ma ricondotta a specifici vincoli operativi definiti da leggi e regolamenti statali, fin dal 1948 – va sfruttata come opportunità: si deve lavorare sugli asset disponibili per regolatore ed operatori. Nel gioco online, i dati collegati ai singoli giocatori; nel retail, nei punti vendita, le interazioni tra esercenti e giocatori e progressivamente, con la maggiore digitalizzazione dei luoghi di gioco e dei prodotti retail, con i dati anonimi per le analisi di contesto dei punti vendita. Il riordino dovrebbe essere il momento di definizione di questa logica per i prossimi anni. Come EGP e FIPE crediamo in soluzioni centrate sul ruolo degli esercenti come filtri di accesso per tutti i prodotti di gioco e nell’importanza dell’estensione del Registro di autoesclusione, quantomeno per i luoghi di gioco specializzati. Il processo – direi anche culturale – di riordino sembra andare nella direzione giusta, considerando l’importante obiettivo già raggiunto con il Decreto legislativo 41 del 2024 che, assieme ai criteri per le gare online e Lotto, introduce nel quadro degli indirizzi di tutela e protezione di tutti i giocatori importanti elementi per rafforzare la comunicazione sociale in materia, istituzionale e dei concessionari. C’è quindi da augurarsi, nell’interesse collettivo, che questo processo favorisca il superamento degli approcci ultradecennali, sia politici che regolatori, dimostratisi sterili (se non controproducenti) per la tutela delle persone, oltre che iniqui per la corretta concorrenza tra prodotti di gioco. Distanze da luoghi definiti sensibili senza specificarne la fonte di sensibilità, limitazioni orarie solo per alcuni prodotti e differenziate per territori limitrofi: è evidente l’esigenza di un approccio coordinato su tutti i consumi di gioco per affrontare efficacemente la prevenzione. È spesso manifesta la contraddittorietà di questi approcci: si guardi al caso dell’Emilia Romagna, dove gli amministratori hanno propagandato nello stesso comunicato, pochi giorni fa, il successo della riduzione di punti vendita (solo di alcuni prodotti) e l’aumento dei soggetti assistiti da centri per le dipendenze!

I segnali di questi mesi e la consapevolezza di alcuni esponenti delle amministrazioni regionali sull’utilità della cooperazione tra Stato e Autonomie per prevenire e curare le dipendenze, a fronte dell’aumento delle risorse finanziarie da compartecipazione al gettito erariale nazionale da destinarsi alla prevenzione delle diverse dipendenze ed alla coesione sociale, sembrano indicare un positivo superamento delle incoerenze degli ultimi anni. Obiettivo che dovrebbe essere di interesse di tutti gli attori, non solo delle imprese del sistema concessorio, che comprensibilmente necessitano di elementi certi per decidere di investimenti e scelte di gestione”.

EGP FIPE, seppure sia nata solo nel 2020, si sta affermando nella rappresentanza di settore con diverse iniziative. Quali sono i programmi e le attese per i prossimi mesi, soprattutto per cercare di superare le problematiche del mercato che si ripresentano di continuo?

“EGP e FIPE hanno esteso alla rappresentanza delle sale specializzate, a partire dalle grandi gaming halls e sale bingo così come delle migliaia di esercenti non specializzati, in particolare i bar e le piccole sale che offrono giochi e scommesse, il modello sindacale tradizionale di FIPE, molto radicato sul territorio e orientato alla continua qualificazione e professionalizzazione degli esercenti e del loro personale: questo ha favorito l’attenzione e l’ascolto degli interlocutori istituzionali, sia nazionali che dei territori.

Riguardo agli obiettivi della tutela dei consumatori riscontriamo, indipendentemente dalla dimensione delle aziende aderenti, un forte allineamento tra le politiche aziendali guidate dagli obiettivi ESG e gli obiettivi sindacali: la responsabilità sociale delle aziende operanti nelle attività concessorie, il ruolo di incaricati di pubblico servizio dei punti vendita (sottoposti alle licenze TULPS), il consolidamento di soluzioni di governance ad entrambi i livelli per esercitare le concessioni in piena compliance con tutti gli obiettivi di sostenibilità sociale ed economica facilitano molto la definizione e la progressiva implementazione anche delle politiche a tutela dei consumatori, dopo aver ormai consolidato da molti anni quelle di diffusione della legalità.

Vi sono ancora obiettivi importanti, penso ad esempio ad un più efficace contrasto a rapporti di lavoro paralegali nell’offerta di gioco, tuttora troppo diffusi, ma i risultati ottenuti sono incoraggianti, anche per qualificare sempre meglio la rappresentanza di un comparto particolare come quello dei giochi pubblici.

Su tutti questi obiettivi EGP con FIPE sta ampliando il quadro delle collaborazioni istituzionali oltre alla trasparente collaborazione con le altre organizzazioni di categoria, a partire da ACADI e SAPAR che, con FIT, completano la rappresentanza di filiera a livello confederale”.