“Il riordino della disciplina vigente in materia di giochi pubblici è atteso da anni per superare le criticità esistenti nelle politiche di offerta, in particolare tra disposizioni statali e delle autonomie locali”. E’ quanto si legge nella memoria rilasciata da Confcommercio in seguito all’audizione sulla Delega fiscale tenutasi in Commissione Finanze della Camera.

“Al riguardo – prosegue l’associazione – occorre:

contemperare gli interessi pubblici (salute, erario, ordine pubblico) preservando l’attuale modello concessorio previsto per ogni singolo gioco, valorizzando i sistemi di controllo telematico dell’offerta e superando la “questione territoriale” che, con misure di prevenzione dalle dipendenze dimostratesi non efficaci, non tutela le persone e mette a rischio legalità e gettito. Distanze e limiti orari, peraltro, determinano la sostanziale impossibilità di mettere a terra i punti di gioco in concessione statale, impedendo le procedure di gara allo scadere delle diverse concessioni;

individuare criteri che assicurino la dislocazione dei luoghi sull’intero territorio nazionale tutelando gli avviamenti esistenti, nell’interesse dell’occupazione generata oltre che del gettito emerso;

prevedere parametri nazionali di qualificazione degli esercizi, considerando la domanda esistente: nel 2022 oltre il 50 per cento delle somme spese dai giocatori si è generato nei punti di prossimità quali bar o tabaccherie, in misura equivalente tra apparecchi da gioco e lotterie. La distribuzione equilibrata tra punti specializzati (dove si erogano solo prodotti di gioco) e punti generalisti (dove i prodotti di gioco affiancano la vendita di altri prodotti), senza esasperare il concetto di specializzazione al punto da rinunciare all’offerta generalista è a sua volta determinante per una presenza ridottasi nel tempo ma ancora capillare per i necessari presidi sui territori di legalità, protezione degli utenti e gettito (obiettivi della regolamentazione del gioco pubblico). Diversamente, si potrebbe generare una perdita di controllo dell’offerta a favore di offerte illegali, una perdita di tutela degli utenti esposti a prodotti di gioco incontrollati e senza misura, una perdita di gettito erariale da emersione nonché di redditi da lavoro. La specializzazione va intesa non come attività dedicata all’offerta esclusiva di gioco, ma quale misura e incentivazione delle capacità delle aziende esistenti di gestire responsabilmente la distribuzione del prodotto. Il tutto valorizzando ed incentivando la rete generalista già impegnata nella distribuzione di prodotti quali tabacchi e/o alcolici, anche in considerazione degli impatti in termini di sopravvivenza delle piccole e medie imprese coinvolte. Determinanti sono, quindi, gli obblighi formativi per gestori ed esercenti, da rendere anch’essi omogenei e certificabili a livello nazionale;

prevedere meccanismi tecnici di autoesclusione e di registrazione nazionale unica dei soggetti che intendono essere esclusi dal gioco;

una chiara disciplina dell’utilizzo e della commercializzazione degli strumenti di pagamento per il gioco a distanza e del ruolo svolto dai pubblici esercizi e dagli esercizi commerciali, per finalità di tutela della concorrenza”, conclude Confcommercio.

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