Valledoria insieme a ‘slot mob’ per togliere le slot machine dei bar del paese

(Jamma) Anche Valledoria in campo contro le slot machine. Nei giorni scorsi il presidente dell’associazione “Democrazia” Stanislao Spezziga, giovane ingegnere di Valledoria, ha messo a punto i dettagli della nuova campagna di sensibilizzazione contro il gioco d’azzardo con il coordinatore nazionale del movimento “Slot mob” Gabriele Mandolesi. I due presidenti hanno sposato il progetto di combattere il fenomeno della dipendenza dal gioco d’azzardo, in particolare dallo slot machine. Un fenomeno dilagante che in paese e nel territorio anglonese sta mettendo in crisi numerose famiglie.

“Slot mob” è un movimento che raccoglie quasi 50 organizzazioni in tutta Italia «con l’idea comune – spiega il coordinatore nazionale Mandolesi – che le slot machine e il gioco d’azzardo legalizzato siano uno scandalo sociale non più tollerabile». Per premiare l’impegno civile, gli animatori del movimento frequentano solo locali senza slot machine.

L’iniziativa “no slot” col disegno di un videopoker e un segno di divieto era iniziata per i bar di Pavia grazie all’impegno anche del giovane di Valledoria Stanislao Spezziga. All’epoca il giovane studente di Valledoria, con la sua associazione culturale Democrazia, insieme ad altri suoi collegi, poneva un adesivo sulla porta o sulla vetrina e dietro la stessa motivazione: la dignità delle persone e la famiglia vengono prima dei facili guadagni. «In questi anni – spiega Stanislao Spezziga – la lotta si è spostata dall’ aspetto politico-sociale del problema a quello sanitario-profilattico-assistenziale». Ma le idee e le soluzioni non bastano e così, il 19 Ottobre, a Cagliari ci sarà la giornata “slot mob” organizzata da membri della Società civile e associazioni che da anni combattono le ludopatie. «Adesso sto creando una nuova associazione culturale – conclude Spezziga – più sarda diciamo, con base a Valledoria, dal nome “Entula”. Insieme a Slot mob inizieremo una campagna che vorremmo allargare a tutti i bar di quartiere, e vorremmo che si estendesse poi ai paesi limitrofi. Ci piacerebbe che anche i Comuni si interessassero della emergenza sociale».