La cosa buona in questa Delega è che finalmente, tra le varie emergenze (economica, energetica, per i migranti…), il Governo italiano ha trovato il modo per rimettere all’ordine del giorno un tema delicato come quello del riordino del gioco.
Speriamo riesca a fare una riforma libera dai condizionamenti dei dogma catto-comunisti che hanno pregiudicato in passato l’azione di regolamentazione dei giochi e che da ultimo, sulla spinta populista, hanno riportato indietro l’approccio al settore favorendo interventi anacronistici per l’attività normativa.
Possiamo presumere che il testo riprenda considerazioni e convinzioni maturate dal sottosegretario Federico Freni, con delega ai giochi nel Governo Draghi, nel corso dei vari convegni a cui ha partecipato o durante le audizioni pubbliche e/o private intrattenute con i diversi concessionari e con le associazioni di rappresentanza degli operatori del gioco pubblico (che, peraltro, hanno finanziato anche la campagna elettorale di alcuni politici).
Il testo appare come una lista dei desideri, riprende le legittime aspettative delle organizzazioni che hanno investito nel settore e del Governo che vuole procedere ai bandi per il rinnovo delle concessioni.
Se Babbo Natale o la Befana esistono veramente, forse questi desideri saranno presto realizzati ma non è scontato che faranno il bene del settore.
La regolamentazione per i giochi senza vincita di denaro, ad esempio, sembrava riprendere le richieste formulate dalle associazioni di settore che hanno anche fatto un tratto di strada in condivisione con il Regolatore. Con l’applicazione delle nuove regole, però, il mercato si è bloccato e solo dopo l’intervento delle associazioni di rappresentanza degli esercenti il Regolatore ha rivisto le sue convinzioni ed ha permesso di riprendere parte delle attività (con i calcio balilla e altri giochi meccanici, ad esempio).
Speriamo si faccia tesoro di questa esperienza nel prossimo futuro, abbiamo toccato con mani che non si può contare su strategie da furbetti (tanto chi controlla, ci hanno assicurato che ci faranno lavorare…).
Certo la certificazione di ogni singolo apparecchio accennata nella bozza di Delega non risponde alle attuali richieste delle associazioni che rappresentano il settore dell’Amusement (peraltro nemmeno citato nella Delega).
Comunque, il provvedimento che il Governo o il Regolatore cercheranno di applicare – lo conferma la stessa Delega – dovrà passare per la concertazione tra lo Stato, le regioni e gli enti locali: questo significa che, senza un intervento fuori stagione di Babbo Natale o della Befana, prima di attuare i decreti legislativi previsti dalla Delega passerà molto tempo.
Se nel 2024 il Governo vorrà bandire le nuove concessioni, almeno entro il mese di settembre la Conferenza Stato – Regioni dovrà concordare un programma regolatorio con l’Esecutivo; l’esperienza del passato, i tentativi del sottosegretario Baretta di giungere ad un accordo in Conferenza Unificata, hanno dimostrato quanto può diventare difficile perseguire un tale progetto.
Dalla bozza della Delega, inoltre, emerge chiaramente una volontà conservatrice che contrasta con la tendenza moderna di un’offerta di servizi ubiqua, libera dai condizionamenti spazio-temporali.
Nei primi anni 2000 la riforma che ha introdotto il gioco pubblico automatico, imposto la disinstallazione dei videopoker e la loro sostituzione con gli apparecchi newslot, ha funzionato perché era coraggiosa e innovativa, due caratteristiche che non si ritrovano in quanto dichiarato per questa Delega.
Nel testo si parla del tema della salute dei cittadini, è evidente la preoccupazione per il gioco problematico ma da quanto si legge è come se ci si preoccupasse di avere a disposizione dei coltelli troppo affilati e, siccome c’è il rischio che qualcuno si possa tagliare si impone di lavorare con coltelli che non tagliano.
Mi spiego meglio, se la preoccupazione è per il giocatore eccessivo prima di tutto cominciamo a chiamare il gioco a vincita come gioco d’azzardo, non giriamoci intorno, e identifichiamo e controlliamo tutte le transazioni economiche per questo gioco.
La moneta e le banconote sono usate sempre più raramente, i governi precedenti hanno promosso e spinto i cittadini italiani ad un maggior uso dei pagamenti elettronici, allora piuttosto che obbligare alla registrazioni ed identificazioni del giocatore perché non identificare tutti i pagamenti da e verso le organizzazioni autorizzate a gestire i giochi pubblici?
Ricordando l’esempio di Giovanni Falcone, la lotta alle attività criminose è più efficace quando si segue o si ha la capacità di seguire il movimento dei soldi, allora se oltre alla tutela della salute dei giocatori si perseguono le finalità di garantire il gettito erariale, di ridefinire i profili fiscali e di evitare le attività di riciclaggio, quale miglior strumento, in luogo della registrazione del giocatore, può esistere in alternativa al monitoraggio e all’analisi dei pagamenti?
Una delega fiscale veramente coraggiosa potrebbe essere proprio quella che obblighi ad effettuare tutte le transazioni economiche per i giochi in modalità elettronica e tracciabile. A cominciare dall’acquisto dei tagliandi per la lotteria Italia tutti i pagamenti per prodotti e i servizi del gioco d’azzardo dovrebbero essere tracciati.
In questo modo, una volta definito chi fa cosa e quindi stabilite autorizzazioni e concessioni, basta seguire i pagamenti: il piano di controlli nazionale, così come la rendicontazione alle Camere delle attività di gioco – previste nell’attuale Delega – potranno svilupparsi sulla base dell’analisi dei dati raccolti dalle transazioni per i giochi.
Come ha insegnato l’attività di controllo sulla validazione del Gratta e vinci nel caso degli arresti per le rapine alla Bolognina, dall’analisi delle transazioni dei giochi è possibile risalire al conto/carta che ha registrato una movimentazione eccessiva, di conseguenza è possibile intervenire direttamente sul giocatore per informarlo, educarlo, seguirlo, se necessario trattarlo e possibilmente curarlo. Senza sparare nel mucchio, senza penalizzare chi ama scommettere, chi vuole e può giocare per divertirsi.
Il coltello deve servire al suo scopo, la fobia dell’incidente non può condizionare il lavoro di chi deve usarlo.
In sostanza il tema di gioco, la matematica delle vincite, le modalità del gameplay, il luogo e l’orario di gioco non devono e non possono essere definite per legge; è necessario lasciare piena libertà a chi vuole giocare e a chi organizza i giochi a condizione di un controllo più attento sui requisiti minimi che deve possedere chi offre il gioco stesso.
Da ultimo, in questa bozza di Delega c’è un’evidente contraddizione tra quanto descritto in riferimento a distanze e luoghi sensibili e l’intento dichiarato di un passaggio graduale al gioco da ambiente remoto.
Una contraddizione che lascia intendere quanto sia distante la realizzazione del desiderio di riordino dei giochi, la concertazione tra le diverse Istituzioni e persino la definitiva stesura di un vero e proprio piano di riordino. m.b.