Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso di una sala giochi e slot machines di Quart cui era stata revocata la licenza dopo l’entrata in vigore della legge regionale sul gioco d’azzardo e del “distanziometro” rispetto ai luoghi sensibili.
Confermando in sostanza le conclusioni cui era giunto il TAR della Valle d’Aosta lo scorso anno, il Consiglio di Stato ha respinto la tesi di incostituzionalità della legge regionale sul gioco d’azzardo patologico.
Le disposizioni regionali “non si rivelano ostative allo svolgimento delle attività di intrattenimento mediante giochi leciti sull’intero territorio regionale o su sue ampie porzioni in modo da rendere impossibile o eccessivamente difficoltoso l’accesso degli utenti“, scrive il collegio.
Bocciati anche i rilievi sulla “disparità di trattamento” con il Casinò di Saint-Vincent nonché la richiesta di un indennizzo per la revoca della licenza.
“La rimozione del titolo“, scrivono i giudici, “discende dalla rigorosa applicazione di una progressivamente restrittiva disciplina legislativa regionale”. Questo tipo di autorizzazioni “non creano un rapporto bilaterale fra amministrazione e cittadino” e “sono condizionate nella loro durata secondo le variazioni dello stato di diritto e di fatto sussistente al momento del loro rilascio“. Nel caso in questione dunque non c’è diritto a un indennizzo.
Infine, valutando le limitazioni introdotte alle attività di gioco d’azzardo rispetto a luoghi sensibili, la sentenza si rifà “alla costante ed univoca pregressa giurisprudenza amministrativa, applicabile anche alla fattispecie considerata, circa la legittimità della previsione di limiti geomorfologici ed urbanistici connaturati alla oggettiva natura dei luoghi (in origine secondo il loro valore culturale e ambientale, in questo caso, in base alla loro distanza da siti “sensibili” individuati secondo espresse previsioni di legge) che assicurino una ragionevole e proporzionata ponderazione fra la libertà di esercizio dell’attività commerciale in esame e le superiori esigenze delle comunità territoriali interessate“.
“Non nascondo la mia delusione per la conclusione di questa vicenda“, commenta Gianluca Mancuso della Mgroup srl, titolare della sala giochi oggetto del ricorso in questione. “Premesso che sto valutando eventuali azioni a seguito di questa pronuncia, credo che sia necessario fare la dovuta chiarezza su quanto accaduto.
Voglio precisare che il provvedimento di chiusura contro il quale ho agito fa riferimento ad una sala giochi che avevo aperto nel rispetto del distanziometro. Solo successivamente l’amministrazione comunale ha ritenuto di verificare l’esistenza di luoghi sensibili. A causa dell’apertura di attività ritenute non compatibili con la sala giochi mi sono visto sospendere la licenza. Credo che tutta la questione sia davvero surreale, qui non si sta parlando della tutela del cittadino dai rischi della ludopatia, che ritengo giusta e doverosa. Mi pare piuttosto un vero e proprio accanimento contro una precisa categoria di imprenditori.
In una Regione che gestisce un casinò esaltandone i maggiori incassi e l’incremento dei visitatori sono i comuni che aumentano le distanze minime dai luoghi sensibili previste per le sale slot, o addirittura le vietano in toto, al solo scopo di vietarne l’apertura.
Mi chiedo che senso abbia tutta questa ipocrisia. Come è possibile non pensare alle conseguenze economiche che questo ha sulla impresa, alla perdita dei posti di lavoro. Credo che l’atteggiamento della politica in questo contesto sia ingiustificabile.
Mi sarei aspettato quanto meno una valutazione di ciò si sta facendo a livello nazione. Si parla di riordino del settore, di intesa Stato Regioni anche sul tema al contrasto degli eccessi al gioco d’azzardo, ma la Valle d’Aosta sembra voler procedere dritta per la sua strada, contro le sale giochi e le slot, a tutela del Casinò e del gioco online al quale tutti possono accedere come vogliono, senza limitazioni’’.