Consiglio di Stato.La chiusura del bar è una misure cautelare se il videopoker è vietato

 

(Jamma) Un mese di chiusura per il bar che ha il “videopoker” “indiscutibilmente vietato per le caratteristiche di gioco, funzionamento ed erogazione delle vincite”. Senza dimenticare l’indagine penale aperta dopo la visita della squadra mobile nel locale e il sequestro voluto dal pm sugli apparecchi irregolari rinvenuti a disposizione dei clienti.

La sospensione dell’autorizzazione al pubblico esercizio disposta dal questore costituisce, infatti, un provvedimento cautelare finalizzato alla tutela dell’ordine pubblico, visto che i poliziotti hanno individuato macchinette da gioco contrarie alla «moralità pubblica», cosa che legittima la misura d’urgenza. È quanto emerge da una recente sentenza pubblicata dalla terza sezione del Consiglio di stato.

Accolto quindi il ricorso del prefetto, annullata la sentenza del Tar favorevole all’esercente perché il “Questore, disponendo la sospensione cautelativa di cui all’ultimo comma dell’art. 110, doveva anche provvedere a motivare le ragioni della scelta della chiusura del pubblico esercizio”. “Le violazioni riscontrate” infatti “trovano una esatta descrizione nell’annotazione di servizio, nella quale si legge che ‘in tutte le macchine, pur non apparendo le carte per l’esercizio del vietato gioco del POKER, venivano ugualmente riprodotte in alcuni aspetti le regole fondamentali del citato gioco proibito e si premiavano le combinazioni che andavano dalla coppia fino alla scala reale’. Peraltro le macchine ‘consentivano l’utilizzo del così chiamato “NUMERO MAGICO” che permette vincite straordinarie, nonché lo scarico dei punti vinti tramite la pressione [di] appositi pulsanti in modo che il personale del bar, a richiesta del giocatore, potesse mettere fine alla partita e corrispondergli l’equivalente premio in danaro’.

In questo caso, insomma, non c’è bisogno di aspettare la perizia sui videopoker incriminati per sapere che sono contro legge. D’altronde, il provvedimento del questore che tiene chiuse per un mese le saracinesche del locale risulta del tutto indipendente dall’inchiesta penale in corso: la misura adottata dall’autorità amministrativa non costituisce una sanzione, ma ha natura cautelare. Non conta che la sede dalla quale scaturisce che pure, nella specie, ha dato origine al procedimento penale: è escluso che si debba aspettare il processo per lo stop al bar, risulta invece sufficiente che la sospensione decisa dal questore mostri un adeguato riscontro probatorio. Inutile, per il gestore del locale, contestare l’omessa motivazione dell’ordine che, per quanto succinta, sussiste. La misura amministrativa non appare connessa agli accertamenti di responsabilità penale e alle conseguenze nei confronti del trasgressore, che non dimostra come i suoi videopoker siano invece legali. Spese di giudizio compensate fra le parti per l’incertezza della questione giuridica.