Presentata la campagna “Save the game”

(Jamma) Contro la dipendenza dall’azzardo approccio pragmatico a Campione d’Italia.
L’esempio più vicino è davvero prossimo a Campione d’Italia: in Svizzera, infatti, alle slot machine disseminate nei bar è stata preferita l’istituzione di numerose case da gioco, regolate da principi sicuri. Lo ha additato l’amministratore delegato del Casinò Campione d’Italia, Carlo Pagan, che in una conferenza stampa, stamani a Milano, ha presentato “Save the game”, la campagna contro il gioco d’azzardo patologico, attivata in questi giorni dalla casa da gioco – oggi la prima in Italia per proventi e ingressi e che, dunque, porta in Italia il modello che in centro e nord Europa sta risolvendo il problema della dipendenza dal gioco d’azzardo. “Save the game” è una campagna di prevenzione che il Casinò considera anche di proprio interesse – il cliente “malato” è un cliente scontento – tanto da avere istituito un servizio di soccorso telefonico che se necessario prevede anche un approccio terapeutico, grazie ad un apposito team psicologico. Ma funziona anche grazie ad apposito materiale in distribuzione, compreso un questionario per una possibile autodiagnosi, nonché la formazione degli addetti, in modo che percepiscano i casi di gioco compulsivo, agendo di conseguenza. E, comunque, il filtro fisico all’ingresso del Casinò opera quell’azione preventiva che a Campione d’Italia trova storico supporto nel provvedimento inibitorio che può essere invocato anche dagli interessati medesimi. La differenza rispetto alla proliferazione di slot tra bar e sale gioco è evidente, e spiega il rilievo sociale assunto dal gioco d’azzardo patologico, un problema di cui in conferenza stampa sono state fornite stime allarmanti: 800 mila casi in Italia, di cui 25 mila in Lombardia, e corollari drammatici, dai milioni di ore di lavoro perdute al paradossale disavanzo, 2 miliardi di euro, dello Stato rispetto ai proventi attesi dalla liberalizzazione del gioco d’azzardo. Ne ha riferito Luciano Mola del quotidiano Avvenire, in prima fila su un fronte dove anche la Regione Lombardia ha operato una recisa scelta di campo, non tanto proibizionistica, quanto di responsabilizzazione diffusa. L’assessore regionale alla salute, Mario Mantovani, ha indicato, tra gli strumenti di prevenzione della ludopatia, la pianificazione urbanistica che obblighi a distanziare le sale gioco dai punti di ritrovo sensibili, dalle scuole agli oratori, il marchio “Slot free” dei bar, obblighi di identificazione della clientela e regolamentazione oraria. Un progetto di legge è stato elaborato e trasmesso da Milano a Roma, non senza soddisfazione del sindaco di Campione d’Italia, Maria Paola Mangili Piccaluga, che ha ribadito i principi di controllo, sicurezza, tutela e lotta alle ludopatie di pratica corrente al Casinò dove il gioco “ha un senso se risponde ad un bisogno di svago e divertimento”, non se compulsivamente compromette l’esistenza del giocatore. La campagna “Save the game” allora, è “un atto di grande responsabilità” del Casinò Campione d’Italia, ha dichiarato il sindaco, perché con questa iniziativa contro il gioco d’azzardo patologico “la casa da gioco presta ascolto ed attenzione al cliente in difficoltà offrendogli il primo supporto per un possibile recupero, conferendo così all’offerta di svago un tratto di qualità che non si trova in nessuna delle altre tipologie e in nessuno degli altri luoghi di gioco”.

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