Casinò di Saint Vincent. UVP: “Per uscire dalla crisi, puntare su fidelizzazione dei clienti e tutela del lavoro”

(Jamma) “Dall’inizio dell’anno ad oggi abbiamo perso 4,7 milioni di euro. Negli ultimi 12 mesi sono 18 milioni. Il nostro è il casinò italiano dall’andamento peggiore”. E’ una diagnosi preoccupante quella fornita da Laurent Viérin, ex assessore regionale alla cultura che ha incontrato ieri, assieme a Luciano Caveri, i dipendenti della casa da gioco valdostana per discutere del futuro della struttura.

L’appuntamento pre-elettorale dell’Uvp ha voluto puntare i riflettori sui problemi del casinò. “Certo – ha sostenuto Viérin – le difficoltà vanno imputate alla crisi, alle slot machines, al gioco via internet e alla legge anti riciclaggio, ma una buona fetta di responsabilità ricade direttamente sulla gestione. E’ disastrosa la scelta di puntare a qualsiasi tipo di clientela, tanto per aumentare gli ingressi, e, di conseguenza, i benefit che spettano ai vertici del management”. A fronte di un aumento delle presenze è stato registrato un calo dell’incasso medio per cliente: 182 euro nel 2008, 161 euro nel 2010, e via via sempre di meno, fino a 135 euro nel 2012. “E’ la politica dell’aumento degli ingressi a tutti i costi, dei pullman gratuiti diretti al casinò, dei voucher da 20 euro gratuiti da spendere all’interno. I dati dicono che più della metà delle persone vengono per la prima volta, e che ben poche persone tornano la seconda. Non sappiamo fidelizzare i clienti.”

Le proposte lanciate dall’Uvp vertono sul lavoro e sulle strategie di marketing. Il rapporto tra il casinò e la realtà circostante andrebbe ridisegnato e ricalibrato, secondo Viérin. “Il casinò e il Billia non possono essere entità astratte che accidentalmente si trovano in un determinato territorio. La promozione turistica di Saint Vincent e di tutta la Valle d’Aosta deve passare per la promozione del casinò e del resort, facendo sistema con le altre strutture locali, in una logica non concorrenziale che premia tutti”. Il capitolo lavoro è uno dei più spinosi, anche considerato l’uditorio.
“C’è chi dice – ha affermato Viérin – che vorremmo tagliare i posti di lavoro, è il contrario. Il Casinò è un tesoro di famiglia, non solo dal punto di vista economico, ma anche sociale, bisogna dare centralità alla professionalità dei dipendenti. Questo significa da un lato ripristinare una sana meritocrazia, completamente sganciata da logiche politiche e clientelari, e dall’altro risparmiare riducendo i benefit per i vertici, legandoli alla produttività. I posti di lavoro devono comunque essere tutelati”.

Altra questione, quella della clientela cinese che domina al casinò. Al ritmo di 120, 150 al giorno i clienti cinesi sbarcano dai pullman gratuiti che li portano nel regno del gioco d’azzardo, con in tasca 20 euro di voucher da spendere, regalati dal casinò. L’offerta pullman più voucher è una delle strategie messe in campo dal management. Quella cinese è una clientela numericamente importantissima, che riempie le sale, ma che genera tuttavia sentimenti contrastanti, a sentire gli operatori. Alcuni dipendenti hanno lamentato l’esistenza di un vero e proprio mercato parallelo dei voucher, rimessi in circolo da vari cinesi che, come bagarini, venderebbero 8 fiches per 30 euro. Secondo altri la massiccia presenza dei cinesi scoraggia gli altri clienti con comportamenti “poco consoni” al luogo. Altri, infine, affermano di non sapere, semplicemente, come comportarsi. “Arrivano cinesi, russi, persone da tutto il mondo” si è sfogato un dipendente. “Non sappiamo cosa cerchino da noi, perché vengano, quali siano le loro esigenze, non ci sono studi a riguardo. E come possiamo accoglierli, se conosciamo solamente francese e inglese a livello scolastico? Non è professionale, vogliamo essere preparati e formati a servire una clientela a quattro stelle”.