A Domodossola i baristi si fanno promotori dell’iniziativa no-slot

(Jamma) Parte dai titolari dei bar di Domodossola, e non dal comune, il rifiuto ad accogliere nei loro locali le slot machine, che spesso rovinano la vita a chi diventa dipendente dal gioco d’azzardo elettronico.  Nel Verbano Cusio Ossola – provincia che detiene il record di questo vizio, con una spesa pro capite di 640 euro l’anno – la battaglia era già stata tentata un anno fa da Marco Zacchera, sindaco di Verbania. Cercò di limitarne l’uso tra le 15 e le 22, ma l’ordinanza venne bocciata dal tribunale amministrativo del Piemonte.

Ora, ci prova il capoluogo ossolano. Ma non è il Comune a fare da «testa di ponte» contro le slot, bensì i titolari di tre dei molti bar di una città che vive sul commercio. Da ieri, all’ingresso dei locali, spicca un’eloquente vetrofania: «Il caffè è più buono senza le slot».

Ma la battaglia è solo agli inizi. Il Movimento 5stelle ha già chiesto all’amministrazione di aderire al manifesto dei sindaci per la legalità, contro il gioco d’azzardo. «Nel loro piccolo – spiegano i grillini – altri sindaci stanno cercando di porre un freno all’apertura di nuove sale giochi. Il consiglio di Reggio Emilia ha approvato una variante al regolamento urbanistico che ne limita la possibilità di insediamento nel comune. Nell’ultimo anno il disagio è cresciuto tanto da arrivare a circa mille casi di dipendenza patologica dal gioco in Piemonte. I servizi sanitari spendono circa 1,8 milioni di euro l’anno per le cure». È singolare che a Domodossola, a scendere in campo siano i baristi.

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